sabato 25 maggio 2013

... nel pallone

racconti...amoci in breve
Il pallone. Palla. Pallone. Il pallone in testa. La testa nel pallone. Una vita nel pallone. Una società nel pallone. Un grembo nel pallone…un pallone per grembo.
Ed è proprio nel grembo che si delinea la nostra vita …nel pallone.

C’era una volta un grembo pieno, e continua sempre a esserci… Se il grembo è perfettamente tondeggiante il nostro futuro nel pallone… è garantito. Quante vie da seguire nel …pallone.

Non so dire se il grembo di mia madre fosse tondeggiante quando mi portava dentro, ma considerando che fin da piccolo mi affascinava qualsiasi cosa assolutamente rotolante, evidentemente già nell’interno di quell’involucro sapevo perfettamente cosa avrei voluto fare da grande: …stare nel pallone!


Cominciai rincorrendo un pallone sui ‘prati grigio scuro’ fatti di asfalto, fatti di cemento o anche di sole pietre, non importava come, visto che quelli erano ‘prati’ molto diffusi nelle nostre zone.
E mentre c’era chi si preoccupava di cosa potesse accaderci su quei ‘prati’, noi ci libravamo e svolazzavamo entusiasti dietro a un pallone: di gomma, di carta, di latta, di stracci… purché avesse sembianze di rotondità… o quasi.

Erano veri momenti di felicità, e si raggiungeva il culmine quando,alla fine, scambiavamo quelle piccole figurine colorate con tante facce sconosciute, il cui colore delle maglie ci indicava l’appartenenza calcistica… I nostri sogni si materializzavano e quelle figurine di carta assumevano la nostra immagine…

Sapevamo che altri ragazzi come noi facevano le stesse cose… Nessuno però ci diceva che altrove… i ‘prati’  non erano grigio scuro dal forte odore di asfalto, ma verdi dove vi cresceva l’erba e non le pietre.

Le strade con le macchine in sosta, con le macchine in movimento, erano le nostre palestre, i nostri campetti. Gli ingressi dei garages erano le porte dove fare …“goal”.
Goal, magico goal, che ti esaltava, ti liberava momentaneamente dallo stress che già allora ti apparteneva, e saltavi felice di avere fatto goal rincorso dai compagni che si volevano unire nella gioia con un abbraccio, lì in mezzo alle macchine… fra le macchine che segnavano i confini dei nostri campi.

Nessuno mai ci diceva che altrove… i ‘prati’  non erano grigio scuro dal forte odore di asfalto, ma verdi dove vi cresceva l’erba e non le pietre. E che i campi erano delimitati da lunghe linee di gesso e magari da reti metalliche… e non dalle macchine in sosta, dai marciapiedi, dalle case.

Eravamo contenti… perché non sapevamo che potesse esserci altro… e pure molto meglio. Nessuno ci diceva che altrove…

Frequentavamo la scuola perché si doveva… e anche là si stava dietro a un pallone, e anche là si trovava gente nel pallone…

La ‘palestra’ era sempre la stessa stanza dove, messi da parte i banchi delle lezioni e la lavagna, lanciavi ai compagni, al maestro… quella palla… quel pallone che continuava a far parte della nostra vita.

Vedrai, ti dicevano, a scuola scoprirai cose nuove, crescerai meglio. Entrerai nel futuro… nel domani…! E ovunque ti veniva detto che saresti stato… il futuro.
…Però, domani! Si, ma domani quando?

Quale significato per noi… in quel momento… in quelle parole: perché domani?, se nessuno riusciva a darti quello che ti spettava quello stesso giorno.

L’edificio scolastico austero ma obsoleto; i banchi di legno sconnessi; i mattoni dell’aula per palestra…!  Ma altrove c’era di meglio… ?

C’era il direttore di turno che ci riuniva in cortile… e ci parlava di futuro: “…e mi raccomando, dite ai vostri genitori di mettere la crocetta per bene…E’ importante per il vostro futuro. Loro già sanno…”

La crocetta…quale crocetta per il nostro futuro?… forse che il nostro futuro sarebbe stata una crocetta perché eravamo ancora piccoli…ed una volta diventati adulti sarebbe stato una croce… forse ci hanno azzeccato… ?

Ma chi se ne importava, noi avevamo i ‘prati’ grigio scuro con le pietre e le macchine… e soprattutto un pallone da rincorrere.

E ogni giorno… lo stesso giorno, fino a quando qualcuno non ti dice che appartieni  alla società… e scopri che quella società insegue anch’essa un pallone…; sta nel pallone…; va continuamente nel pallone.

Camminando per strada incontri tanta gente; gente sconosciuta; gente che ha la testa nel pallone… e ognuno rincorre il suo, frettolosamente… . Non ti sfiora… non ti parla… non ti vede… ma tutti si rincorrono…!
Cosa rincorrono… se hanno già un pallone per testa? Nessuno ti da risposte… nessuno sa. Bisogna andare di fretta….

Correre, correre, rincorrere… ogni giorno… sempre… oggi come allora, nei ‘prati grigio scuro’ con le pietre, fra le macchine in movimento; fra le macchine in sosta; fra i marciapiedi; fra le case…

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