racconti...amoci
in breve
Il pallone. Palla.
Pallone. Il pallone in testa. La testa nel pallone. Una vita nel pallone. Una
società nel pallone. Un grembo nel pallone…un pallone per grembo.
Ed è proprio nel
grembo che si delinea la nostra vita …nel pallone.
C’era una volta un
grembo pieno, e continua sempre a esserci… Se il grembo è perfettamente
tondeggiante il nostro futuro nel pallone… è garantito. Quante vie da seguire
nel …pallone.
Non so dire se il
grembo di mia madre fosse tondeggiante quando mi portava dentro, ma considerando
che fin da piccolo mi affascinava qualsiasi cosa assolutamente rotolante,
evidentemente già nell’interno di quell’involucro sapevo perfettamente cosa
avrei voluto fare da grande: …stare nel pallone!
Cominciai rincorrendo
un pallone sui ‘prati grigio scuro’
fatti di asfalto, fatti di cemento o anche di sole pietre, non importava come,
visto che quelli erano ‘prati’ molto
diffusi nelle nostre zone.
E mentre c’era chi si
preoccupava di cosa potesse accaderci su quei ‘prati’, noi ci libravamo e svolazzavamo entusiasti dietro a un
pallone: di gomma, di carta, di latta, di stracci… purché avesse sembianze di
rotondità… o quasi.
Erano veri momenti di
felicità, e si raggiungeva il culmine quando,alla fine, scambiavamo quelle
piccole figurine colorate con tante facce sconosciute, il cui colore delle
maglie ci indicava l’appartenenza calcistica… I nostri sogni si
materializzavano e quelle figurine di carta assumevano la nostra immagine…
Sapevamo che altri
ragazzi come noi facevano le stesse cose… Nessuno però ci diceva che altrove… i
‘prati’ non erano grigio scuro dal forte odore di
asfalto, ma verdi dove vi cresceva l’erba e non le pietre.
Le strade con le
macchine in sosta, con le macchine in movimento, erano le nostre palestre, i nostri
campetti. Gli ingressi dei garages erano le porte dove fare …“goal”.
Goal, magico goal, che
ti esaltava, ti liberava momentaneamente dallo stress che già allora ti
apparteneva, e saltavi felice di avere fatto goal rincorso dai compagni che si
volevano unire nella gioia con un abbraccio, lì in mezzo alle macchine… fra le
macchine che segnavano i confini dei nostri campi.
Nessuno mai ci diceva
che altrove… i ‘prati’ non erano grigio scuro dal forte odore di
asfalto, ma verdi dove vi cresceva l’erba e non le pietre. E che i campi erano
delimitati da lunghe linee di gesso e magari da reti metalliche… e non dalle
macchine in sosta, dai marciapiedi, dalle case.
Eravamo contenti…
perché non sapevamo che potesse esserci altro… e pure molto meglio. Nessuno ci
diceva che altrove…
Frequentavamo la
scuola perché si doveva… e anche là si stava dietro a un pallone, e anche là si
trovava gente nel pallone…
La ‘palestra’ era
sempre la stessa stanza dove, messi da parte i banchi delle lezioni e la
lavagna, lanciavi ai compagni, al maestro… quella palla… quel pallone che
continuava a far parte della nostra vita.
Vedrai, ti dicevano, a
scuola scoprirai cose nuove, crescerai meglio. Entrerai nel futuro… nel
domani…! E ovunque ti veniva detto che saresti stato… il futuro.
…Però, domani! Si, ma domani
quando?
Quale significato per
noi… in quel momento… in quelle parole: perché domani?, se nessuno riusciva a
darti quello che ti spettava quello stesso giorno.
L’edificio scolastico
austero ma obsoleto; i banchi di legno sconnessi; i mattoni dell’aula per
palestra…! Ma altrove c’era di meglio… ?
C’era il direttore di
turno che ci riuniva in cortile… e ci parlava di futuro: “…e mi raccomando,
dite ai vostri genitori di mettere la crocetta per bene…E’ importante per il
vostro futuro. Loro già sanno…”
La crocetta…quale
crocetta per il nostro futuro?… forse che il nostro futuro sarebbe stata una
crocetta perché eravamo ancora piccoli…ed una volta diventati adulti sarebbe
stato una croce… forse ci hanno azzeccato… ?
Ma chi se ne
importava, noi avevamo i ‘prati’
grigio scuro con le pietre e le macchine… e soprattutto un pallone da
rincorrere.
E ogni giorno… lo
stesso giorno, fino a quando qualcuno non ti dice che appartieni alla società… e scopri che quella società
insegue anch’essa un pallone…; sta nel pallone…; va continuamente nel pallone.
Camminando per strada
incontri tanta gente; gente sconosciuta; gente che ha la testa nel pallone… e
ognuno rincorre il suo, frettolosamente… . Non ti sfiora… non ti parla… non ti
vede… ma tutti si rincorrono…!
Cosa rincorrono… se
hanno già un pallone per testa? Nessuno ti da risposte… nessuno sa. Bisogna
andare di fretta….
Correre, correre,
rincorrere… ogni giorno… sempre… oggi come allora, nei ‘prati grigio scuro’ con le pietre, fra le macchine in movimento;
fra le macchine in sosta; fra i marciapiedi; fra le case…
Pubblica
in questo blog il tuo racconto breve. Invialo subito.
Nessun commento:
Posta un commento