Da più
parti si titola: “Un suicidio non far votare gli Erasmus”, perché sono circa
25mila gli studenti all’estero.
Questi
possono votare solo rientrando in Italia, parzialmente a loro spese (rimborso
del 70% sui voli aerei). Consentire loro il voto, sarebbe un segnale di buon
governo. Ma gli appelli sembra che non siano serviti a nulla, perché il governo
ha detto: ‘NO!’, per difficoltà insuperabili:
anzitutto di tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel
selezionare unicamente gli studenti Erasmus, escludendo tutti gli altri
soggetti che si trovano all'estero per ragioni di studio, ma senza una borsa
Erasmus, come nuova categoria di elettori temporanei".
E allora, gli studenti che in Italia sono fuori sede?
Qualcuno li ha contati? Anche loro non votano. Sono state raccolte firme, sono
state presentate petizioni, ma nulla avviene.
Per i
fuori sede in Italia siamo fermi ad un rimborso del 40% (sui voli aerei) per un
limite massimo di 40 euro; del 60% con Trenitalia.
Ci sono giovani a 24 – 25 – 26 anni che non hanno mai votato. Forse non
è una questione solo di soldi, ma della fatica che si fa in Italia per
spostarsi dal Sud al Nord.
E
allora facciamoli votare nella città dove studiano o lavorano. Diamo il diritto
di voto a tutti.
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