venerdì 28 dicembre 2012

lo scafista

terza parte
Racconti…amoci in breve
Fiaba in quattro parti
(precedenti in categorie: raccontiamoci o in fiabe)
Riepilogo delle parti precedenti
Un barcone con ottanta persone parte dalla darsena Marianello di Licata per raggiungere Milano marittima. A Messina c’era ressa per salire sul barcone e solo due persone ci riuscirono. Un certo Bisio e la sua compagna Incontrada. Il viaggio proseguì fra conversazioni allegre e scherzose. Superato il parco del Gargano, all’altezza delle isole Tremiti, nel mare Adriatico, uno degli scafisti si rivolse ai passeggeri per cercare un chitarrista. Né trovò uno e si misero a cantare. Nessuno protestò, perché il tizio aveva un’ampia scorta di uomini vestiti di verde, i quali si misero a raccogliere offerte libere di almeno euro 100.
Lì per lì, allo scafista gli venne l’idea, a suo dire grandiosa, di creare un partito.
Lo scafista. Terza parte
A un certo punto, il barbone Bisio si rivelò e disse che lui era un maestro chiaroveggente, però non riusciva a vedere dove lo scafista avrebbe collocato il partito, se a destra o a sinistra?
Quella richiesta fu un punto a suo sfavore, ma lui se ne fregò, perché aveva anche un passato di militante politico comunista … e disse che si intendeva di gestione politica.
Lo scafista allora gli precisò che il suo partito si sarebbe collocato a destra, perché i partiti di sinistra vogliono aumentare le tasse per fregarsi i soldi e costruirsi le ville, mentre lui le voleva diminuire a tutti, anche a sé stesso.
“E’ vero”, disse una signora, … a noi, poco fa, ci ha restituito il 3%”.
Silvio arrossì e timidamente disse: “… è un po’ poco, ma vi prometto che posso fare di più, anzi alla fine di questo lungo viaggio, proverò a farvi avere una pensioncina per i disagi che vi ho procurato stipandovi su questa barca”.
Bastarono quelle poche parole per avere una ovazione in suo favore. Ci furono cori da stadio; quella frase portò allegria e, capito che aveva la situazione in pugno, disse ancora:
“Chi vuole fare il ministro nel mio governo?”
Bossi lo guardò meravigliato, ma anche incazzato. “E noi?”, gli disse.
“Dopo”, gli rispose lo scafista. Non aveva ancora un partito, ma aveva le idee molto chiare, sapeva già fin dove voleva arrivare.
Si alzarono timidamente tre persone. Silvio fece un sorriso con i suoi quarantatre denti, più due di scorta, e chiese: “Come vi chiamate?”
Il primo sembrava un capellone come il Bisio, poi si accorsero che aveva il riporto … ma chiese ai presenti di non rivelarlo a nessuno.  “Io mi chiamo Schifani”, disse “… e ti offro me stesso”.
La frase colpì lo scafista Silvio, che subito ribatté a pieni polmoni: “ASSUNTO!”
“Io mi chiamo Brunetta …” disse un altro.
 “Brunetta …?” disse Silvio pensoso. “… questo nome non mi è nuovo!
“Alzati che non ti si vede …” gli disse qualcuno.
“Sono già in piedi” rispose Brunetta. “Io sono corto di statura ma lungo di pensiero … e sono pure un economista!” rispose risentito Brunetta.
“Si, economia davanti e commercio di dietro” rispose una voce.
“Chi sei, la brunetta dei ricchi e poveri?”, disse ancora un altro.
“Macché”, gli rispose quello accanto. “Mi sembra la brunetta che lavora al foro italico di Palermo”.
“Ma che è una femminuccia, allora?” fece quello di prima. “Mamma, quanto è brutto”!
“Tesoro…”, si alzò un tizio, anzi una tizia…  “Tesoro, cos’hai contro le femminucce”?
Tutti scoppiamo a ridere, mentre si senti un fragore intenso … erano i quarantatrè denti, più due di scorta, dello scafista.
“Signorini, fai silenzio”, riportando così la calma. “Brunetta, quanto sei alto quando sei in piedi?”
“Un metro e quarantasette, comprese le scarpe con le zeppe” rispose quello.
“ASSUNTO!” Ribatté Silvio, che nelle altezze aveva il punto debole. E intanto si rivolse al terzo.
“E tu, come ti chiami?”
“D’alema …” rispose.
“D’alema … ?!“ disse lo scafista. Calò un silenzio glaciale. “... questo nome non mi è nuovo”.
Si alzò un quarto. “Io lo conosco. E’ un comunista … Li conosco tutti i comunisti”.
“Bravo, mi piaci tu …” gli disse Silvio, “… come ti chiami?”
“Bondi. C’è chi mi chiama James Bondi …. Ma tu chiamami: fido”
“Anche lui è comunista …” riferì D’alema.
“E’ vero …” disse Bondi. “Però mi pento … giuro … mi pento e dolgo con tutto il cuore … perché da quando ti ho sentito parlare, ho capito che tu sei il mio punto di riferimento … la mia luce. Voglio essere tuo discepolo …”
Nel sentire quelle parole, Silvio si mise a piangere. Non aveva fatto ancora niente e già aveva i discepoli.
“Bondi …” gli disse, “… tu sarai sempre al mio fianco”.
“E il comunista …?” disse sprezzante Bondi.
“Lasciamolo al suo destino … un giorno mi potrebbe tornare utile.”
Intanto la banda Bossi & c. , fremevano. “E noi?...”chiesero allo scafista sempre più risentiti.
“Dopo, dopo …”, rispose seccato Silvio.
Si alzò ancora un altro … Sembrava un “Imam” dei paesi arabi … Vestito con una tonaca nera, si rivolse allo scafista. “E io?”
“Tu cosa?”, gli disse lo scafista.
“Io mi chiamo Baget Bozzo… so tutto … e soprattutto sono autorizzato a dire tutto.”
 “E allora io?...”, disse un grassone che quando si alzò la barca comincio a ondeggiare tanto che qualcuno cadde a mare …
“Io mi chiamo Ferrara …!”
“Sapete qualcosa di politica?”, chiese Silvio ai due.
“Cacchio …!” esclamò Baget Bozzo.
“E’ il mio pane quotidiano …” disse l’obeso!
“Bene. Bozzo, sei assunto! E tu, palla di lardo … sarai la mia zavorra. Assunto! Venite che vi spiego quello che dovrete fare per me.”
Fine terza parte

Nessun commento:

Posta un commento