lunedì 26 novembre 2012

Lo scafista

seconda parte
racconti...amoci in breve
Fiaba in quattro parti
(prima parte in categorie: raccontiamoci o in fiabe)
Riepilogo della prima parte
Un barcone con ottanta persone parte dalla darsena Marianello di Licata per raggiungere Milano marittima. A Messina c’era ressa per salire sul barcone e solo due persone ci riuscirono. Un certo Bisio e la sua compagna Incontrada. Il viaggio proseguì fra conversazioni allegre e scherzose. Superato il parco del Gargano, all’altezza delle isole Tremiti, nel mare Adriatico, uno degli scafisti si rivolse ai passeggeri.
Lo scafista. Seconda parte
Appena sentii quella parola … la cosa cominciò a puzzarmi. ”Lor signori mi consentano …” ripeté lo scafista, “… siccome io so cantare molto bene, non è che c’è qualcuno che sa suonare la chitarra?”
Si alzò uno, manco a farlo apposta, aveva la chitarra! “Bravo”… gli disse lo scafista. “Come ti chiami?” “Apicella” gli rispose quello. “Piacere, io mi chiamo Silvio. Vieni Apicella che facciamo un duetto”. E si misero a cantare.
Quando fini la prima canzone si alzò un tizio, ringhioso, vestito male … di verde, un certo Bossi, e con fare minaccioso tirò fuori un vassoio e si mise a raccogliere soldi. Precisò che l’offerta era libera … minimo 100 € a persona.
Una famiglia composta da 6 persone mise nel vassoio, poveretti, 600 €. Non è che la canzone li valesse, ma con quel mastino lì accanto …!
Se ne accorse lo scafista e incuriosito si avvicinò a quella famiglia chiedendo: “Mi consentano, come mai tutti questi soldi? Vi è piaciuta l’interpretazione?” “No, rispose il capo famiglia … e per via del mastino qui presente”.
“Umberto, via, facciamogli uno sconto”, disse lo scafista. “E’ mica padano questo terun?” gli rispose.
Silvio, comunque, gli fece il 3% di sconto. Quando lui diceva una cosa … manteneva la parola. Costi quel costi, specialmente se i costi non erano i suoi.
Quando si vide restituire 18 €, la famiglia commossa scoppiò in lacrime. Non si aspettava tanta bontà, e la signora si lasciò scappare ”Che uomo! Se si candida alle elezioni gli darò il voto”.
Lo scafista nel sentire quelle parole rimase colpito, tanto che le fece subito sue. Fermò i motori, e mentre Apicella suonava sempre la chitarra lui, che tra una cosa e l’altra gli dettava i testi del cd che si era messo in testa di comporre, girò lo sguardo verso di noi e ci guardò intensamente … come se volesse cogliere qualche significato sulla nostra presenza. Ci studiò profondamente. Ci passò quasi ai raggi ics. Non dovette però essere molto soddisfatto, perché lo studio durò diverse ore. Evidentemente non trovò nessuno che gli somigliasse, caratterialmente parlando. Fece di necessità virtù, e decise di accontentarsi con quello che passava il ‘convento’.
Noi ormai eravamo tutti tesi, come sei corde di chitarra messe insieme. Che voleva quell’uomo? Piantato come un palo sulla poppa del barcone … con le mani aperte sui fianchi … e con quel doppio petto blu gessato, come se volesse emulare qualcuno … mentre il barcone rimaneva immobile circondato da una infinita distesa di acqua. Non volava nemmeno una mosca. Non passava nessuno … che magari uno si distraeva un po’. Niente di niente!
Ad un tratto dalla sua bocca uscì un frastuono; capimmo che erano i suoi denti che si muovevano. Sembrava il fragore di un uragano, ma lui era lì, calmo, rilassato, sorridente. Ci guardava soddisfatto, aveva capito che il materiale umano su quella barca era scadente, ma aveva capito soprattutto che sarebbe stato lui il motore, l’anima del progetto che già aveva disegnato nella sua mente. Noi eravamo le comparse  del suo prossimo ‘show’!
Così, con movimenti lenti, studiati appositamente per queste occasioni, con lo sguardo ammiccante di chi ti vuole fregare senza fartene accorgere, ci disse: “Amici … mi è venuta un’idea brillante. Voglio fare un partito!”
“E le carte ce l’hai?” disse subito qualcuno.
“No amici, le carte non ci servono. Io voglio fare un partito politico e con le carte si fa solo confusione. Io voglio creare un gruppo che dovrà fare a meno delle carte e quelle che esistono magari distruggerle … e tutti insieme daremo vita a un partito politico, articolato ma semplice, parsimonioso ma prospero, dove io sarò a disposizione di tutti; dove io sarò ovunque ci sarà bisogno; dove ciascuno dovrà riferire a me del suo operato … ed è per questo che io … qui, adesso vi dico che mi candido a presidente della Repubblica!” Capì subito dalle nostre facce che l’aveva sparata grossa, ma ebbe la prontezza di rimediare.
“Signori … era una battuta! Non l’avete capita proprio. L’ho detto per scherzare. Me ne guarderei bene! Mi candido semplicemente a presidente di partito!”
Ora la cosa era più alla portata dei presenti e si poteva pure discutere. Infatti si aprì subito un dibattito, perché c’era qualcuno che non era assolutamente d’accordo.
In quattro finirono in acqua e a buttarceli erano stati gli amici dello scafista. In quel momento ci siamo accorti che aveva la scorta. Evidentemente i guadagni di scafista erano molto alti. Un certo Rutelli, mentre affogava, gli lanciò una maledizione …”non ce la farai mai; farai fallire l’Italia“ e sparì. Lo scafista si toccò … i suoi amici si toccarono … lo scafista ci guardò e noi prontamente ci toccammo.
Allora lo scafista ci illustrò il suo progetto, ma ci disse alcune cose essenziali … perché, ci tenne a precisare, che al resto pensava a tutto lui.
Fine seconda parte

Nessun commento:

Posta un commento