seconda parte
racconti...amoci in breve
Fiaba in quattro parti
(prima parte in categorie: raccontiamoci o in fiabe)
(prima parte in categorie: raccontiamoci o in fiabe)
Riepilogo
della prima parte
Un
barcone con ottanta persone parte dalla darsena Marianello di Licata per
raggiungere Milano marittima. A Messina c’era ressa per salire sul barcone e
solo due persone ci riuscirono. Un certo Bisio e la sua compagna Incontrada. Il
viaggio proseguì fra conversazioni allegre e scherzose. Superato il parco del
Gargano, all’altezza delle isole Tremiti, nel mare Adriatico, uno degli
scafisti si rivolse ai passeggeri.
Appena sentii quella
parola … la cosa cominciò a puzzarmi. ”Lor signori mi consentano …” ripeté lo
scafista, “… siccome io so cantare molto bene, non è che c’è qualcuno che sa
suonare la chitarra?”
Si alzò uno, manco a
farlo apposta, aveva la chitarra! “Bravo”… gli disse lo scafista. “Come ti
chiami?” “Apicella” gli rispose quello. “Piacere, io mi chiamo Silvio. Vieni
Apicella che facciamo un duetto”. E si misero a cantare.
Quando fini la prima
canzone si alzò un tizio, ringhioso, vestito male … di verde, un certo Bossi, e
con fare minaccioso tirò fuori un vassoio e si mise a raccogliere soldi.
Precisò che l’offerta era libera … minimo 100 € a persona.
Una famiglia composta
da 6 persone mise nel vassoio, poveretti, 600 €. Non è che la canzone li
valesse, ma con quel mastino lì accanto …!
Se ne accorse lo
scafista e incuriosito si avvicinò a quella famiglia chiedendo: “Mi consentano,
come mai tutti questi soldi? Vi è piaciuta l’interpretazione?” “No, rispose il
capo famiglia … e per via del mastino qui presente”.
“Umberto, via,
facciamogli uno sconto”, disse lo scafista. “E’ mica padano questo terun?” gli
rispose.
Silvio, comunque, gli
fece il 3% di sconto. Quando lui diceva una cosa … manteneva la parola. Costi
quel costi, specialmente se i costi non erano i suoi.
Quando si vide
restituire 18 €, la famiglia commossa scoppiò in lacrime. Non si aspettava
tanta bontà, e la signora si lasciò scappare ”Che uomo! Se si candida alle
elezioni gli darò il voto”.
Lo scafista nel sentire
quelle parole rimase colpito, tanto che le fece subito sue. Fermò i motori, e
mentre Apicella suonava sempre la chitarra lui, che tra una cosa e l’altra gli
dettava i testi del cd che si era messo in testa di comporre, girò lo sguardo
verso di noi e ci guardò intensamente … come se volesse cogliere qualche
significato sulla nostra presenza. Ci studiò profondamente. Ci passò quasi ai
raggi ics. Non dovette però essere molto soddisfatto, perché lo studio durò
diverse ore. Evidentemente non trovò nessuno che gli somigliasse, caratterialmente
parlando. Fece di necessità virtù, e decise di accontentarsi con quello che
passava il ‘convento’.
Noi ormai eravamo
tutti tesi, come sei corde di chitarra messe insieme. Che voleva quell’uomo?
Piantato come un palo sulla poppa del barcone … con le mani aperte sui fianchi …
e con quel doppio petto blu gessato, come se volesse emulare qualcuno … mentre
il barcone rimaneva immobile circondato da una infinita distesa di acqua. Non
volava nemmeno una mosca. Non passava nessuno … che magari uno si distraeva un
po’. Niente di niente!
Ad un tratto dalla sua
bocca uscì un frastuono; capimmo che erano i suoi denti che si muovevano. Sembrava
il fragore di un uragano, ma lui era lì, calmo, rilassato, sorridente. Ci
guardava soddisfatto, aveva capito che il materiale umano su quella barca era
scadente, ma aveva capito soprattutto che sarebbe stato lui il motore, l’anima
del progetto che già aveva disegnato nella sua mente. Noi eravamo le
comparse del suo prossimo ‘show’!
Così, con movimenti
lenti, studiati appositamente per queste occasioni, con lo sguardo ammiccante
di chi ti vuole fregare senza fartene accorgere, ci disse: “Amici … mi è venuta
un’idea brillante. Voglio fare un partito!”
“E le carte ce l’hai?”
disse subito qualcuno.
“No amici, le carte
non ci servono. Io voglio fare un partito politico e con le carte si fa solo
confusione. Io voglio creare un gruppo che dovrà fare a meno delle carte e
quelle che esistono magari distruggerle … e tutti insieme daremo vita a un
partito politico, articolato ma semplice, parsimonioso ma prospero, dove io
sarò a disposizione di tutti; dove io sarò ovunque ci sarà bisogno; dove
ciascuno dovrà riferire a me del suo operato … ed è per questo che io … qui,
adesso vi dico che mi candido a presidente della Repubblica!” Capì subito dalle
nostre facce che l’aveva sparata grossa, ma ebbe la prontezza di rimediare.
“Signori … era una
battuta! Non l’avete capita proprio. L’ho detto per scherzare. Me ne guarderei
bene! Mi candido semplicemente a presidente di partito!”
Ora la cosa era più
alla portata dei presenti e si poteva pure discutere. Infatti si aprì subito un
dibattito, perché c’era qualcuno che non era assolutamente d’accordo.
In quattro finirono in
acqua e a buttarceli erano stati gli amici dello scafista. In quel momento ci
siamo accorti che aveva la scorta. Evidentemente i guadagni di scafista erano
molto alti. Un certo Rutelli, mentre affogava, gli lanciò una maledizione …”non
ce la farai mai; farai fallire l’Italia“ e sparì. Lo scafista si toccò … i suoi
amici si toccarono … lo scafista ci guardò e noi prontamente ci toccammo.
Allora lo scafista ci
illustrò il suo progetto, ma ci disse alcune cose essenziali … perché, ci tenne
a precisare, che al resto pensava a tutto lui.
Fine seconda parte
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