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19maggio. ORE 7.50. Due esplosioni di
fronte all’istituto professionale
Morvillo Falcone di Brindisi.
Prime dichiarazioni.
ORE 10.02 "Un attacco della criminalità organizzata
senza precedenti".
sindaco di Brindisi Cosimo Consales.
ORE 10.51 -VELTRONI: "… riporta alla memoria le pagine più nere degli anni novanta, di
una criminalità che assume le forme del terrorismo.
ORE 11.05 - ALFANO: STRONCHEREMO SUL NASCERE IL TERRORISMO
ORE 11.33 - Dietro l'attentato
potrebbe celarsi un messaggio della Sacra Corona Unita.
ORE 12.50 – Di Pietro: "Ora o mai più bisogna essere tutti uniti contro questa strage,
questo attacco alle istituzioni, non solo per difendere il Paese da questo
ritorno stragista e terroristico. O la stronchiamo immediatamente, questa fase
terroristica, o il nostro Paese è destinato a una guerra civile".
ORE 13.10 - FRATELLO MORVILLO: "La pista a sfondo mafioso, al momento, mi appare come
la più attendibile.
ORE 13.30 – MANGANELLI, capo della polizia: "Non daremo loro tregua. Li
prenderemo e si pentiranno di questa nefandezza".
ORE 13.55 - BERLUSCONI: "… la risposta che dobbiamo dare a simili atti di terrorismo e di
destabilizzazione, è nell'unità e nella concordia di tutte le forze politiche,
sociali, e culturali del nostro Paese".
ORE 16.00 - PROCURATORE MOTTA: POTREBBE NON ESSERE MAFIA "Stiamo cercando di capire la
matrice di questo attentato".
ORE 17.00 – BERSANI. "C'è sempre l'impressione che la criminalità organizzata o politica
voglia alzare il tiro e passare a una forma di terrorismo".
ORE 17.30 - CRIMINOLOGO: Più l'azione di un "gesto sconsiderato", piuttosto che
l'azione di qualcuno legato alla mafia o al terrorismo o all'eversione.
ORE 19.40 – Il governo ha già
mandato a Brindisi 200 uomini di polizia e carabinieri, 100 per il controllo
del territorio e 100 per le indagini. "Li troveremo", ha affermato il ministro Cancellieri.
20 maggio. C'è l'identikit dell'attentatore. Gli inquirenti: "Voleva la strage". Un uomo bianco, di circa
50-55 anni, con una giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica.
Ripreso dalle telecamere mentre aziona il telecomando che attiva l'ordigno,
innescato dal passaggio delle ragazzine.
21 maggio. Sotto torchio per
ore, non è il mostro. Interrogato in questura per tutta la giornata insieme al fratello un
elettrotecnico brindisino con una disabilità al braccio. Non è lui l'uomo
ripreso dalla telecamere mentre scatena l'inferno con un telecomando.
26 maggio. Il
killer non era solo.
Ore 18,39 di sabato 26 maggio. Una settima e trascorsa da quando sollevavo alcuni dubbi. Confusione e incertezze si susseguono. Di certo c’è una ragazza di 16 anni che è morta. Ci
sono anche i feriti, alcuni rimarranno invalidi. C’era una volta … il MOSTRO. Si brancola forse nel buio? In ogni caso si sono visti i soliti personaggi fare passerella.
Si ricomincia. I commenti rimangono sospesi per aria. Ciascuno ha avuto
il proprio spazio. Il circo mediatico si va proprio chiudendo. Le famiglie colpite rimangono
a piangere le loro vittime.
In Italia le stragi
restano sempre IMPUNITE?
Forse dobbiamo “attenzionare” Beppe Grillo che
parla di «ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista» e di «bombe
e attentati» come «biglietto da visita» di chi vuole «mantenere gli interessi
costituiti»?. E afferma ancora che “La morte di Giovanni Falcone fu un monito a
chiunque volesse un cambiamento radicale, un rinnovamento. Lo sventramento di
Capaci fu un messaggio, un monumento di sangue.”
Del resto anche Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la Corte d'Appello di
Caltanissetta, che ha fatto parte del pool antimafia insieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nella
prefazione di un libro “Le ultime parole di Falcone e Borsellino”, dichiara
che “gli
assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro
che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i
volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati.
Un popolo di colletti bianchi che hanno
frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti:
presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali,
presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia,
alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi apicali
dell’economia e della finanza e molti altri.
Tutte responsabilità penali certificate da
sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una
retorica pubblica e da un sistema dei media che, tranne poche eccezioni,
illumina a viva luce solo la faccia del pianeta mafioso abitata dalla mafia
popolare, quella del racket e degli stupefacenti, elevando una parte a simbolo
del tutto.”
Ciascuno di noi si faccia una domanda:
“A CHI
GIOVA TUTTO QUESTO?”
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