lunedì 21 maggio 2012

23 maggio 1992. Strage annunciata

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Ore 17,48. All'aeroporto di Punta Raisi, a Palermo, atterra un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca Morvillo. Sulla pista ci sono tre auto fiat Croma che lo aspettano. Tutto è a posto, non occorrono sirene, alle 17,50 il corteo blindato e la scorta percorrono l'autostrada che va verso Palermo.
La Croma marrone è davanti. Guida Vito Schifani, accanto c'è Antonio Montinaro, dietro Rocco Di Cillo. Sulla Croma bianca che segue c'è il giudice che guida, accanto c'è Francesca Morvillo,
anche lei magistrato. Dietro l'autista giudiziario, Giuseppe Costanza, dal 1984 con Falcone. E altri tre sulla Croma azzurra, a chiudere il corteo, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Tre auto, nove persone.
Ore 17,59. Autostrada Trapani-Palermo. Investita dall'esplosione la Croma marrone non c'è più. La Croma bianca è seriamente danneggiata, si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi,feriti ma vivi. 
Feriti come altri venti uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine. I mafiosi avevano riempito di tritolo (500 kg.) una galleria scavata sotto l'autostrada (per assicurarsi la buona riuscita del delitto), nel tratto che collega l'aeroporto di Punta Raisi (oggi "Aeroporto Falcone-Borsellino") al capoluogo siciliano.
A tutt'oggi si conoscono soltanto gli esecutori materiali della strage. “L'indagine sulla strage ha portato a investigare sui servizi segreti e a chiedere che venisse tolto il segreto di Stato su alcuni fascicoli, per indagare sulla presunta collusione tra servizi segreti e mafia.”  (Repubblica luglio – dicembre 2009).
"Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola." Non c'è dubbio che Giovanni Falcone, autore di questa celebre e coraggiosa fase, sia morto una sola volta: vent’anni anni fa.
Ogni 23 maggio, da vent’anni a questa parte, si ricorda ancora il 23 maggio. Qualcuno ha affermato: “troppo per un uomo solo”. Ma se è vero, come disse John Fitzgerald Kennedy, in una frase citata a suo tempo da Falcone che "gli uomini passano ma le idee restano e quelle idee continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini", allora il sacrificio di Falcone non è stato vano.

Tante parole e troppe promesse si sono sprecate. Tanti personaggi hanno approfittato di questa strage per assurgere a paladini della giustizia, chiusi nel loro abito carnevalesco. Ed è ancora vivo il ricordo della commemorazione del 2011 nell’aula bunker di Palermo, all’Ucciardone, dove si celebrò il maxiprocesso a Cosa Nostra. “Falcone è divenuto uno dei simboli della lotta alla criminalità organizzata nel nostro Paese. Resterà per sempre nei nostri cuori.” (Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio).
Nulla di sbagliato o politicamente scorretto, ma questo stesso uomo, fino a pochi giorni prima appellava la magistratura come un “cancro da estirpare”.
Anche quest’anno si farà la passerella di politici commossi per la morte del giudice Giovanni Falcone. Ministri ed uomini di governo danno sempre il meglio di sé stessi quando si tratta di sciorinare frasi, a detta di molti, di “circostanza”.

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